La leggerezza della stranezza

Poesie cittadine, ma a una certa distanza.

I. La leggerezza della stranezza

Quanto mi rincuora

potermi perdere

dentro una città:

ché anche se io

qui

da sola

attanagliata da una malinconia sferzante

ubriaca di incoscienza e

maldicenza

gettata nel bordello gretto

di sudati sentimenti

di sguaiati sgomenti

comunque tutto intorno va avanti

E proprio perché

Loro

vanno avanti

a me mi

concedono

il lusso della fermezza

il lusso

della diversità

incoscienti guardinghi giudicanti

vanno avanti sprezzanti

mentre io faccio a gara

a nascondere

meglio che posso

la leggerezza della stranezza

nella conformità degli

orari, dei vestiti, dei familiari.

In realtà

in città

io mi perdo con facilità

semplicemente lascio che gli spazi

si riempiano di canzoni, di ricordi, di emozioni

e naufrago per le strade,

nuoto nella consapevolezza,

affogo nelle crepe,

riemergo più in là

vicino agli scogli

lontano dal trambusto

che culla

in sottofondo

queste parole che scrivo

con disgusto.

II. Liberamente ispirata da Il mio canto libero

Tutto  

ma non la mia follia 

specchio dell’anima mia 

assenza più che presenza 

avere più che essere  

a volte baccante 

a volte silente 

avvolta a volte  

intorno alla mia vita 

avvolta a volte 

intorno alla vita altrui  

La mia follia è la stessa tua 

la mia è una amica 

la tua? 

 

Tutto 

Ma non la mia follia 

carezza restia  

nascosta nella mano mia  

bisogna aver visto la miseria  

per poterti apprezzare 

urge aver urlato forte  

urge aver tremato 

urge aver amato 

pure odiato  

fatto le cose forte, torte, nature morte,  

per poter dire d’averti visto  

nascosta dietro l’apparenza  

 

Bisogna lasciarsi andare per farsi cadere 

per poterti vedere 

te ne stai bassa e nascosta 

attaccata alla terra 

 

Ci segui  

che manco ce ne accorgiamo  

te ne stai calma, calata ai piedi, di davanti o di dietro, fuori da ognuno, tanto spazio dentro non ce n’è da mo'. 

 

Tutto 

Ma non la follia 

che se tanto ci provate a togliervela di dosso  

dovete esse proprio fessi 

per non accorgervi  

che quella  

è l’ombra che ci siamo concessi. 

III. Taci

Taci

Tutto questo rumore

Questi suoni di tromba e colpi di grancassa che accompagnano i miei pensieri

Cominciano a farne occupazione.

Mi preoccupi.

Se ti trovassi

Ti denuncerei per espropriazione della mia follia

Fà silenzio

Il tragico non ha più senso

Ho bisogno di lucidità e tenacia

E del tuo amore non so che farmene

Nasconditi negli negli angoli bui dei ricordi

Ché se ti trovassi

Ti estraderei dal cuore e ti ficcherei in un cassetto.

Smetti di bisbigliare, di amare,

di fumare.

Prima di trovarti vorrei riconoscerti

Chiederti come stai

Da quanto sei qui

Se ti va di parlare, perché io sì.

Ascolta,

Questa fretta mi rende stitica e della sensibilità mi rimane solo il tatto.

Ascolta,

Questa pioggia mi bagna i ricordi, che poi s’accartocciano e puzzano, e finisce che passo il pomeriggio ad asciugarli.

Vorrei poter disinnescare la bomba dei sentimenti che mi rimane incastrata nel basso ventre (dannata stitichezza)

Vorrei poter silenziare gli indesiderati desideri che salgono in superficie quando tremo

Vorrei avere la sicurezza di camminare su un filo sottile e colorato di rosso, sapendo di cadere su un tappeto elastico.

Per questo ed altro vorrei che tu smettessi di

Essere

Presente

Rumore e furia,

Inquietudine e insoddisfazione,

Copia/incolla.

Mettiti a letto, quando piove non si può far altro che aspettare.

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