A che cosa serve un giornale

“Ok, cerchiamo di mantenere il senso della misura” scrive una testata giornalistica nazionale alla fine dei propri articoli: “Il nostro giornale serve a far funzionare meglio la democrazia e l’Italia. Una democrazia funziona se le persone che vanno a votare sono ben informate: se hanno letto sciocchezze, bugie, veleni, votano male e poi va a finire come va a finire. Già ora non è che vada benissimo. Invece, è importante che qualcuno spieghi le cose bene”.


Bastano poche righe per sintetizzare un obiettivo forse molto più ampio, forse non così circoscrivibile come sembra.

Esistono vari tipi di giornalismo, esistono vari tipi di giornalisti (forse perché, di base, esistono vari tipi di esseri umani) e probabilmente non tutti sono d’accordo con questa definizione, con questi obiettivi.

Esistono molti modi di scrivere articoli, come esistono vari motivi per cui doversi, o volersi, trovare a scrivere di qualcosa.

Esistono mille citazioni, forse di più, da poter riportare sul perché è importante raccontare storie, riportare fatti, denotare eventi di una certa importanza.

Non le citeremo in questo articolo; non sono ora le citazioni di chi ha fatto grande il passato che ci interessano. Ciò che ci interessa è che stiamo vivendo un un momento storico preciso, sia per quanto riguarda la storia umana, sia la nostra storia personale, che si vede caratterizzato da un susseguirsi di cause ed effetti che portano inevitabilmente a delle conseguenze, che a loro volta portano ad altre conseguenze. È così che il tempo scorre, e con esso la Storia, le storie.

Quello che ci siamo chiesti è se effettivamente ci fossimo mai fermati a riflettere su quelle cause, su quegli effetti. Se, riflettendoci, avessimo avuto delle domande, delle preoccupazioni, degli impeti passionali, la voglia di dire qualcosa, forse urlare, forse rimanere in silenzio, informandosi prima di decidere sul da farsi.

Quello che ci siamo chiesti è se avessimo mai avuto uno spazio da dedicare a tali riflessioni, uno spazio fisico, uno spazio mentale, uno spazio temporale, uno spazio condiviso e aperto o uno proprio singolare.

E poi continuiamo a chiederci se avremmo potuto fare qualcosa, prima che sopraggiungessero le conseguenze di quelle cause, e poi di quegli effetti.

Parlando più concretamente, quello che vorremmo fare è risvegliare quella voce che risuona quando qualcosa da fuori ci stimola, nel bene e nel male, e provare a darle un luogo, un tempo, una ragione, così da rivendicare ingiustizie nel caso del “nel male”; così da condividere la cultura, stimolando la ricerca e non solo l’apprendimento, nel caso del “nel bene”.

Nel bene e nel male, avere vent'anni e farsi (tante) domande è comunque un terreno fertile da cui cominciare a seminare per poter crescere.

Intersezione è un giornale che nasce dalla volontà di (alcuni) ragazzi di Trieste di esprimersi a riguardo della cultura, della politica, dell’attualità, a partire da ciò che ci circonda, da ciò che risuona, per continuare con la creazione di una comunità di ragazzi, ragazze, studenti, di nuove generazioni alla ricerca della propria strada.

Intersezione, più ancora delle testate giornalistiche nazionali, cerca di mantenere il senso della misura, e forse per questo più che far funzionare la democrazia e l'Italia, cerca in senso lato di darle un futuro fatto di persone attente, critiche, riflessive.

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Inquietudini Ottrobine